Nell’uovo di Pasqua di quest’anno auguro quel po’ di speranza che serve a non arrendersi e quel po’ di sano egoismo che a piccole dosi aiuta la felicità.
Nell’uovo di Pasqua di quest’anno auguro uno di quegli abbracci che mettono in comunicazione i cuori.
Auguro uno scrigno in cui chiudere quei ricordi che possono nuocere al fegato; e per i più decisi, direttamente le persone sgradevoli.
Nell’uovo di Pasqua auguro una nuova canzone, un nuovo colore, un nuovo amico, un nuovo sapore, un ballo.
Non auguro l’Amore: è un dono che sta troppo in bilico tra le emozioni umane perché mi prenda una così grossa responsabilità.
Nell’uovo di Pasqua auguro quella rinascita che accomuna chi crede e chi no, quel risveglio della natura che la genesi della parola significa.
Dall’ebraico Pesah all’aramaico Pasha al latino Pascha, la rinascita è da vivere nelle stagioni, nella natura: e in noi.
Nell’uovo di Pasqua di quest’anno auguro di trovare quella parte di noi che può essere accesa, quel tassello di cuore che dà serenità, quella luce sull’orizzonte che illumina i particolari, quell’ottava di voce che porti le nostre parole… più in là.
Auguro, nell’uovo di Pasqua, di trovare qualcosa in più, di noi.
Un passo per la rinascita.
Buon passo.