i Padroni del mio Reef…


Fin da subito ho inserito nella mia nuova vasca tre bellissimi esemplari di Acanturidi.
La famiglia Acanthuridae appartiene al sottordine Acanthuridei dell’ordine Perciformes e si suddivide nei seguenti generi: Acanthurus, Ctenochaetus, Paracanthurus, Zebrosoma, Naso e Prionurus; i primi 4 raggruppano i pesci chirurgo veri e propri, quelli muniti di aculeo mobile; gli ultimi 2 sono caratterizzati dai pesci dotati di aculei o spine immobili.
La maggior parte delle specie di questa famiglia prolifera nei fondali tropicali dell’Oceano Indiano e del Pacifico, vivono in esigue quantità, nelle zone tropicali dell’Oceano Atlantico e del Mar dei Caraibi.
Gli Acanturidi sono muniti di aculei affilati racchiusi in un solco, ai due lati del peduncolo caudale, quando queste lamette sono alzate, costituiscono un valido strumento di offesa e difesa, rendendo particolarmente pericolosi gli attacchi laterali eseguiti con la coda. Data la forma acuminata di questi aculei, gli Acanturidi sono denominati anche pesci chirurgo.
Tramite le pinne pettorali, eseguono movimenti natatori di natura ondeggiante, a volte possono raggiungere un’elevata velocità, per muoversi in determinate direzioni, gli Acanturidi impiegano la pinna caudale come se fosse un timone.
Gli Acanturidi vivono nella barriera corallina, talvolta in corrispondenza di zone di risacca e di forti correnti, alcune specie sono rintracciabili, seppur in quantità minime, a grande distanza dal reef.
Di norma, vivono in grandi branchi in cui si consumano innumerevoli scaramucce di natura perlopiù intimidatoria: quando 2 esemplari entrano in stretto contatto, tendono ad abbozzare degli attacchi, senza però toccarsi.
In genere, questo comportamento è sufficiente ad allontanare i 2 contendenti senza conseguenze dannose per entrambi, pertanto gli esemplari di questa famiglia sono da considerarsi relativamente pacifici.
In acquari con minor spazio a disposizione, i pesci chirurgo vedono ridotta la loro tendenza naturale all’evasione dai combattimenti, particolarmente ricorrenti tra animali della stessa specie.
Gli ospiti aggrediti possono anche provenire da famiglie diverse (soprattutto se la livrea è simile) tuttavia, in questo caso, l’ostilità tende a diminuire nell’arco di qualche giorno e permane, poi, solo a livelli bassi, specialmente se il nuovo arrivato dispone di nascondigli e rifugi vari.
Gli Acanturidi sono adatti alla vasca di invertebrati, in quanto sono pesci vegetariani e non si nutrono di essi.
Alcuni esemplari possono raggiungere livelli di permanenza in acquario piuttosto ragguardevoli, stimabili dai 5 ai 10 anni.

Di seguito alcune specifiche degli Acanturidi da me selezionati ed inseriti in acuqario:

 

Naso Elegans

(Elegant unicornfish)
Rüppel 1829

Naso Elegans

Naso Elegans

Il Naso elegans è endemico del mar rosso e dell’oceano indiano, anche se si possono contare avvistamenti fino all’Indonesia, per anni è stato considerato come la variante indiana del naso lituratus, dal quale si distingue per il colore della pinna caudale (gialla) e per una più generale variazione cromatica, degni di nota sono i baffi che partono dalla coda e possono essere lunghi anche diverse decine di centimetri.
In acquario è un forte nuotatore, come tutti i pesci della sua sottofamiglia, ed è un eccellente divoratore di alghe, fra cui le alghe a grappoli come la valonia. Tendenzialmente è un pesce docile e tranquillo, ma date le dimensioni importanti tende a diventare aggressivo in vasche non idonee, chi poi ha avuto la fortuna di vederlo dal vivo, sa che è un pesce che per sua natura sarebbe meglio lasciarlo in mare.
Anche il Naso elegans tende a saltare fuori da acquari non sufficientemente ampii.

 

Dimensione massima: 45 cm
Areale di distribuzione: Oceano Indiano e Mar Rosso
Tempo di riproduzione: 1,4-4,4 anni
Temperatura: 24-30°C

 

Acanthurus Japonicus

(Japan surgeonfish)
Schmidt, 1931

Acanthurus Japonicus

Acanthurus Japonicus

L’Acanthurus japonicus è uno degli acanturidi più interessanti perché, per via delle sue dimensioni contenute rispetto agli altri pesci chirurghi, può essere ospitato anche in vasche sufficientemente piccole, attorno ai 300 litri. In ogni caso è un pesce che ama farsi notare e che ama prendere possesso della vasca in cui viene ospitato, dove diventa molto territoriale. È altamente sconsigliato ospitarlo con altri pesci simili, soprattutto con l’A. leucosternon.

 

Dimensione massima: 21 cm
Areale di distribuzione: Oceano Pacifico
Tempo di riproduzione: 15 mesi
Temperatura: 24-28°C

 

Zebrasoma Flavescens

(Yellow tang)
Bennet 1828

Zebrasoma Flavescens

Zebrasoma Flavescens

Lo Zebrasoma flavescens è sicuramente il pesce chirurgo più comune e quello che meglio si adatta alla vita in cattività. Il motivo è da ricercare nel fatto che in natura raggiunge la taglia massima di 20 cm, e quindi riesce ad adattarsi e crescere anche in vasche relativamente piccole (raramente inferiori ai 300 litri), e nel fatto che non ama le forti accelerate che invece caratterizzano la sottofamiglia Acanthurinae, ma preferisce un nuoto più placido, caratterizzato dall’ingresso ed uscita degli anfratti presenti. Se allevato in vasche piccole tende ad essere aggressivo, non solo verso i conspecifici ma anche verso tutti gli abitanti dell’acquario, sebbene in natura sia una delle sottofamiglie dei pesci chirurghi che più ama starsene in gruppo. È soggetto spesso alla malattia dei puntini neri che evidenziano in genere una alimentazione non corretta, mentre è soggetto alle malattie dei protozoi come spiegato nell’introduzione. Caratteristica del flavescens è la scoloritura quasi completa che assume la notte nel momento in cui si ritira per dormire, azione che in genere compie all’interno di una insenatura. In quel momento diventa quasi totalmente sbiadito e affiora in superficie una macchia longitudinale bianca, il tutto presumibilmente per mimetizzarsi ed apparire morto ai predatori.

 

Dimensione massima: 20 cm
Areale di distribuzione: Oceano centro e sud Pacifico
Tempo di riproduzione: 15 mesi
Temperatura: 24-28°C